Archivio Storico
I fondi dell’Archivio Storico della Provincia sono stati trasferiti all’Archivio di Stato di Brescia.
Sono consultabili nella sezione Patrimonio Documentario – Strumenti di ricerca sul sito http://www.archiviodistatobrescia.beniculturali.it/
L'Archivio Storico della Provincia di Brescia, in base al D.Lgs. n. 42/2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio, raccoglie, inventaria, conserva migliaia di testimonianze dall’anno dell’istituzione dell’ente provincia (1860) alla metà del secolo XX, con antecedenti risalenti al 1764, e ne garantisce la fruizione pubblica per finalità di studio e di ricerca.
Il complesso documentario è relativo alle materie di competenza della Provincia così come si sono definite ed evolute nel corso della storia e riguardano in particolare: il paesaggio (agricoltura e forestazione, acque pubbliche) e la viabilità (ponti e strade, strade ferrate, tram), le istituzioni scolastiche, l’assistenza pubblica e i gruppi marginali (l’infanzia abbandonata o indigente, l’assistenza psichiatrica, forme diverse di povertà e disagio), l’igiene e la sanità pubblica (le malattie della popolazione, il servizio veterinario), le caserme e il casermaggio.
L’archivio, che si configura come custode della memoria delle azioni compiute nell’interesse della comunità, riflette così la storia della Provincia, che lo ha prodotto; storia che può essere letta e conosciuta da un vasto pubblico di utenti: ricercatori storici ma anche semplici curiosi.
Gli inventari, mezzi di corredo analitici, consultabili sia in formato elettronico che cartaceo, facilitano la ricerca sempre comunque supportata dalla presenza di personale specializzato.
L'Archivio storico è gestito dal Settore Affari Generali.
L'Archivio Storico della Provincia di Brescia partecipa al SAN (Sistema Archivistico Nazionale)
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Ente
Ente – Provincia di Brescia nel Regno Lombardo Veneto (1816 - 1859)
Con la sovrana patente 7 aprile 1815, nei territori della Lombardia e del Veneto assegnati all’Austria, venne stabilita la formazione di un regno sotto la denominazione di "Regno Lombardo-Veneto"; in essa erano contenute norme generali dedicate non solo all’organizzazione dell’amministrazione centrale dello stato, ma anche alla ripartizione territoriale ed amministrativa del regno. Per agevolare l’amministrazione il regno si divide(va) in due territori governativi, separati dal fiume Mincio, il governo milanese e quello veneto; ogni governo veniva suddiviso in province, ciascuna Provincia in distretti, ed i distretti in comuni; l’amministrazione di ciascuna Provincia (era) affidata ad una regia delegazione dipendente dal governo, mentre come organo elettivo provinciale si stabiliva la creazione di una congregazione provinciale con sede nel capoluogo di residenza delle regie delegazioni.
L’aggregazione definitiva alla Lombardia austriaca dei territori della Valtellina e degli ex contadi di Bormio e di Chiavenna venne stabilita con proclama 15 aprile 1815 del luogotenente del viceré Enrico conte di Bellegarde.
La notificazione governativa 24 aprile 1815 (in esecuzione della regia patente 7 aprile 1815) stabiliva la divisione del territorio del governo di Milano nelle nove province di Milano, Mantova, Brescia, Cremona, Bergamo, Como, Pavia, Lodi e Crema, Valtellina con capoluogo Sondrio; in ciascuno dei capoluoghi provinciali veniva costituita una regia delegazione.
Le delegazioni, definite come le autorità superiori politico-amministrative nell’estensione del territorio loro affidato, costituivano l’articolazione a livello provinciale del potere esecutivo.
Il regio delegato, che era sempre il presidente della congregazione provinciale, quale rappresentante diretto del governo, doveva vigilare sulle disposizioni date dalle congregazioni provinciali ai cancellieri del censo ed alle municipalità, e controllare che non eccedessero i limiti delle loro attribuzioni.
Con la notificazione governativa 1 luglio 1844 venne pubblicata una nuova compartimentazione dei territori soggetti al governo lombardo rettificata con le variazioni seguite dopo la pubblicazione del compartimento precedente. Un’ulteriore compartimentazione dei territori lombardi conforme alla nuova organizzazione distrettuale prevista per il regno Lombardo-Veneto, approvata con la sovrana risoluzione 28 gennaio 1853, venne pubblicata con la notificazione della luogotenenza lombarda 23 giugno 1853.
La Provincia di Brescia venne suddivisa in distretti, numerati progressivamente: I Brescia, II Ospitaletto, III Bagnolo, IV Montichiari, V Lonato, VI Gardone, VII Bovegno, VIII Chiari, IX Adro, X Iseo, XI Verolanuova, XII Orzinuovi, XIII Leno, XIV Salò, XV Gargnano, XVI Preseglie, XVII Vestone (legge 12 febbraio 1816). Nel 1844 una notificazione fissò le modifiche intervenute nel frattempo nelle suddivisioni amministrative dei comuni, ma modificò in modo del tutto marginale la composizione dei distretti che rimasero diciassette, subendo solo piccoli aggiustamenti (notificazione 1 luglio 1844). Una modifica sostanziale, almeno per alcuni distretti che vennero aboliti, fu apportata dalla nuova distrettuazione del 23 giugno 1853 che diminuì i distretti da 17 a 14; i distretti aboliti furono il IX di Adro, il VII di Bovegno ed il XVI di Preseglie. I comuni del distretto di Adro furono inseriti nel distretto di Iseo, quelli di Bovegno nel distretto di Gardone (Val Trompia) e quelli di Preseglie nel distretto di Vestone. La numerazione dei nuovi distretti fu modificata in questo modo: I di Brescia, II di Ospitaletto, III di Bagnolo, IV di Montichiari (tutti invariati), V di Leno (era il XIII), VI di Gardone, VII di Salò (era il XIV), VIII di Lonato (era il V), IX di Vestone (era il XVII), X di Gargnano (era il XV), XI di Chiari (era l’VIII), XII di Verolanuova (era l’XI), XIII di Iseo (era il X) e XIV di Orzinuovi (era il XII).
Ente – Provincia di Brescia dall’annessione al Regno Sabaudo alla Repubblica Italiana (dal 1859)
Dopo l'annessione della Lombardia al Regno Sabaudo, viene emanata la legge del 1859 (legge Rattazzi), che, nell’ambito della divisione del territorio del Regno e delle relative autorità governative, disponeva la ripartizione in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni.
A capo della Provincia vi erano un Governatore, un Vice-Governatore e un Consiglio di Governo. La Provincia venne definita un corpo morale con un'amministrazione propria che ne regge e rappresenta gli interessi (art. 145); l'Amministrazione era composta di un Consiglio provinciale, che poteva avere dai 20 ai 60 membri , e di una Deputazione provinciale, composta dal Governatore e da membri eletti dal Consiglio provinciale.
La Deputazione provvedeva all'esecuzione delle deliberazioni consiliari, preparava il bilancio, sottoponeva al Consiglio le proposte deliberative, stipulava i contratti, spediva i mandati, provvedeva agli atti conservatori e, in caso di urgenza, agli atti riservati al Consiglio.
Nel 1859 la Provincia di Brescia era costituita dai seguenti circondari: I di Brescia; II di Chiari; III di Breno; IV di Salò; V di Castiglione; VI di Verolanova. Il circondario I di Brescia comprendeva i mandamenti I di Brescia; II di Brescia; III di Brescia; IV di Rezzato; V di Bagnolo; VI di Ospitaletto; VII di Gardone; VIII di Bovegno; IX di Iseo; X di Lonato. Il circondario II di Brescia comprendeva i mandamenti I di Chiari; II di Adro; III di Orzinuovi. Il circondario III di Breno comprendeva i mandamenti I di Breno; II di Edolo. Il circondario IV di Salò comprendeva i mandamenti I di Salò, II di Gargnano; III di Vestone; IV di Preseglie. Il circondario V di Castiglione comprendeva i mandamenti I di Castiglione; II di Montechiaro; III di Asola; IV di Volta; V di Canneto. Il circondario VI di Verolanuova comprendeva i mandamenti I di Verolanuova; II di Leno. Nel 1859 la Provincia di Brescia comprendeva 255 comuni, mentre nel 1867 i comuni erano 308.
Nel 1868 dalla Provincia di Brescia venne staccato il comune di Ostiano, aggregato alla Provincia di Cremona e i seguenti comuni passati a far parte della ricostituita Provincia di Mantova: Acquanegra sul Chiese, Asola, Canneto sull’Oglio, Casalmoro, Casaloldo, Casalpoglio, Casalromano, Castel Goffredo, Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Ceresara, Goito, Guidizzolo, Mariana Mantovana, Medole, Monzambano, Piubega, Redondesco, Solferino e Volta Mantovana. Nel 1871 dalla Provincia di Brescia venne staccato il comune di Volongo, aggregato alla Provincia di Cremona.
Dopo alcuni tentativi di modifica alla legge 20 marzo 1865, effettuati nel 1867, e successivamente nel 1868, si giunse alla legge del 23 giugno 1873, n. 1335, che modifica gli artt. 77 e 165 (relativi al termine di approvazione dei bilanci). Con questa, le sessioni autunnali dei consigli provinciali sono anticipati di un mese, per consentire la deliberazione del bilancio di previsione entro il termine prescritto dalla legge. La legge 30 dicembre 1888 n. 5865, emanata nell'ambito delle riforme crispine, apporta alcune modifiche alla precedente legislazione, e si può dire che, insieme con quella del 1848, costituisca l'ossatura dell'ordinamento provinciale nei decenni successivi. Tra le innovazioni più rilevanti figuravano: l'affidamento alla magistratura della presidenza degli uffici elettorali; le modalità inerenti allo scioglimento dei consigli provinciali, previsto sia per gravi motivi di ordine pubblico, sia nel caso che gli stessi consigli provinciali persistano nell'inosservanza degli obblighi loro imposti per legge (art.84); la gestione commissariale delle Province, prevista per quelle i cui consigli siano stati disciolti (art. 85 ); la stessa legge 30 dicembre 1888 n. 5865 dispone che, fermo il controllo di legittimità del prefetto, la tutela sulle Province venga esercitata, in luogo della Deputazione provinciale, da un organo di nuova istituzione che ne surroga le competenze, la Giunta provinciale amministrativa, composta dal prefetto, presidente, da due consiglieri di prefettura e da quattro membri effettivi (più due supplenti), nominati dal Consiglio provinciale (art.64). Poiché la legge concede al Governo la facoltà di coordinare in testo unico le proprie disposizioni con quelle della legge del 1865 e delle altre che l'avevano modificata, a tanto si provvede col T.U. 10 febbraio 1889, n. 5921.
La legge 11 luglio 1894, n. 287, contiene una norma (art.9), che stabilisce la durata dei consigli provinciali in 6 anni e dispone anche che il Presidente della Deputazione provinciale rimanga in funzione per un triennio. Il T.U. del 4 maggio 1898, n. 164, riporta le norme relative al contenzioso amministrativo in materia provinciale. Tutte le altre disposizioni ricalcano quelle già riportate nel T.U. 10 febbraio 1889, n. 5921. Durante il Governo Giolitti il nuovo Testo Unico R.D. 21 maggio 1908, n. 269 le cui disposizioni fondamentali non appaiono mutate rispetto la legislazione precedente, riporta limitate modifiche su vari aspetti introdotte con leggi emanate in precedenza: le funzioni e le competenze dei segretari provinciali (legge 7 maggio 1902, n.144); la finanza locale e l'assunzione di mutui (legge 9 luglio 1905, n.378); le elezioni (legge 2 giugno 1907, n. 294); la permanenza in carica del presidente della deputazione e della deputazione provinciale per 4 anni (legge 11 febbraio 1904, n. 35). Breve è il passaggio dal T.U. del 1908 al successivo R.D. 4 febbraio 1915, n. 148, le cui modifiche riguardano principalmente la materia elettorale, come per il precedente. Infatti con la legge del 30 giugno 1912, n.665, sono ammessi all'elettorato attivo tutti i cittadini (maschi) di almeno 30 anni di età, anche se analfabeti, e quelli, tra i 21 e i 30, aventi alcuni titoli di capacità o di censo.
In seguito alla riforma Crispi era stata introdotta l'identità tra le qualifiche dell'elettore politico e di quello amministrativo; con la legge 19 luglio 1913, n.640 tale riforma viene estesa anche alla parte amministrativa; la stessa legge detta anche nuove disposizioni in materia di formazione e tenuta delle liste elettorali e stabilisce in 4 anni la durata dei consigli provinciali, portando a 30 il numero minimo di consiglieri provinciali, in precedenza fissato a 20.
L'avvento del Fascismo segna un arresto dello sviluppo democratico delle autonomie locali, fino a un radicale mutamento delle concezioni tradizionali riguardanti i rapporti tra gli enti comunitari e lo Stato. Il R.D. 30 dicembre 1923, n.2939, passato alla storia come "prima riforma fascista della legge comunale e provinciale", su progetto dell'on. Bonomi, attua la soppressione degli organi elettivi, comunali e provinciali, modificando il T.U. del 1915. Tale "riforma" vuole fare della Provincia un organo importante di decentramento istituzionale e il mezzo di collegamento e di soddisfazione degli interessi generali dei comuni compresi nella sua circoscrizione, riconducendo le Province alla loro vera essenza di organo amministrativo più tecnico che politico. A tale scopo se ne ampliano alcune funzioni.
Nel 1924 la Provincia di Brescia era costituita dai circondari di Breno; Brescia; Chiari; Salò; Verolanuova e comprendeva 280 comuni. Nel 1934 alla Provincia di Brescia viene aggregato il comune di Valvestino, precedentemente denominato Turano, staccato dalla Provincia di Trento.
Il R.D.L. 23 ottobre 1925, n.2113, istituisce il servizio ispettivo e prescrive il giuramento di fedeltà al regime per gli impiegati comunali e provinciali. Con il R.D. 21 ottobre 1926, n.1890 sono ridotte 94 sottoprefetture e, poi, soppresse tutte, col successivo R.D. 2 gennaio 1927, n.1, determinando la scomparsa del circondario, una delle circoscrizioni amministrative in cui è diviso il Regno fin dalla nascita. Sempre con il R.D. 2 gennaio 1927, n.1, vengono istituite n. 17 nuove province, soppressa la Provincia di Caserta e sciolti i Consigli di quelle Province, il cui territorio era modificato. La legge 27 dicembre 1928, n.2962, trasforma l'ordinamento delle province e istituisce il preside e il rettorato, in sostituzione degli organi elettivi. Il preside e il vice-preside sono nominati con decreto reale e durano in carica 4 anni, e possono essere revocati, senza possibilità di gravame; il rettorato è composto da 4 a 8 membri, nominati con decreto reale, ed esercita le funzioni che le leggi precedenti attribuivano al Consiglio Provinciale, restando assegnate al rettore le funzioni già spettanti al Presidente della Deputazione provinciale e alla Deputazione stessa.
La provincia, intesa non come ente ma come circoscrizione amministrativa, assumeva nella politica del regime una sua rilevanza peculiare. Nel capoluogo provinciale, al palazzo pubblico, sede della Provincia e della Prefettura, e al palazzo municipale, sede del Comune sotto guida podestarile, si aggiungevano adesso nuove e influenti palazzi: quello del partito, e poi quelli dei grandi enti pubblici (l’Inps, e dunque le politiche previdenziali; gli enti ricreativi e propagandistici; gli enti di assistenza e tutela dei lavoratori; gli enti di propaganda e mobilitazione); e ancora quelli dei sindacati prima e delle corporazioni.
Il Testo Unico approvato col R.D. 3 marzo 1934, n.383, che coordina e modifica le precedenti disposizioni della legge del 1915, del R.D. 1923, n.2839 e delle altre leggi e disposizioni emanate e da emanare fino al 31 dicembre, apporta notevoli modifiche alle normative precedenti. Tra queste figurano: l'attribuzione della nomina dei Rettori provinciali al Ministro dell'Interno; il riordinamento dei controlli sulle Province con attribuzione al prefetto del controllo anche di merito sulle deliberazioni non sottoposte alla giunta provinciale amministrativa; la soppressione dell'azione popolare. Il R.D.L. 4 aprile 1944, n.11, in seguito alla caduta del fascismo, disciplina l'amministrazione delle province, in attesa di poter tornare al sistema elettivo. Tale R.D.L. dispone che l'Amministrazione provinciale è composta da un presidente e da una deputazione provinciale; presidente e deputati provinciali nominati dal prefetto, con potestà di revoca. Convocazione, composizione e funzionamento degli organi restano regolati dalle norme del T.U. 1915, modificate dal R.D.L. 30 dicembre 1923, n.2839.
Il D.L.L. n.11 provvede anche al riordinamento della giunta provinciale amministrativa, stabilendo la nomina, da parte della Deputazione provinciale, dei 4 membri effettivi e dei 2 supplenti, di provenienza non burocratica, previsti per la formazione dell'organo. Il D.L. 1 febbraio 1945, n.23, estende il diritto di voto alle donne.
La nuova Costituzione della Repubblica, entrata in vigore il 1 gennaio 1948, riconobbe alla Provincia funzioni sue proprie. La Provincia dunque si confermò la cerniera fondamentale della vita pubblica del Paese, l’anello di collegamento indispensabile tra la dimensione nazionale e la dimensione locale.
La legge 8 marzo 1951, n.122, relativa alla elezione dei Consigli provinciali, ripristina le disposizioni del R.D. 1923 sulla composizione del consiglio provinciale, portando modifiche alla composizione della Giunta provinciale, graduata in relazione all'entità demografica della Provincia. La legge interpretativa 18 maggio 1951, n.328, subito dopo seguita, nel confermare che il termine Giunta provinciale ( adottato per la prima volta dalla legge 8 marzo 1951, n.122) sostituisce quello di deputazione provinciale, chiarisce che le attribuzioni e il funzionamento degli organi provinciali sono regolati dal T.U. 1915 con le modifiche del 1923. La legge 19 ottobre 1951, n.1168, accresce le competenze della Giunta provinciale, assegnando alla medesima poteri deliberativi su alcune materie già attribuite al Consiglio provinciale. La legge 10 settembre 1960, n. 962, infine, modificando le norme elettorali provinciali, stabilisce anche che si procede alla rinnovazione integrale del Consiglio provinciale, quando per dimissioni o altra causa esso abbia perduto la metà dei suoi membri. Con la modifica delle norme elettorali, con il ripristino degli organi elettivi provinciali e con la regolamentazione della loro formazione, composizione e competenza, nasce la necessità di modificare, sia pure in modo parziale, varie disposizioni del T.U. del 1934. Alcune di esse riguardano i dipendenti provinciali, altre riguardano il bilancio preventivo o consuntivo e la contabilità provinciale. Per effetto dei decreti del decentramento dei servizi delle amministrazioni statali si ampliano le funzioni delle Province. Con la Costituzione repubblicana, approvata con deliberazione dell'assemblea costituente in data 22 dicembre 1947, si fissano i principi inerenti al nuovo ordinamento dei Comuni e delle Province, unitamente a quelli riguardanti gli altri enti territoriali, le Regioni. Un intero capitolo della Carta costituzionale, il V, con 20 articoli, dal 114 al 133, è dedicato alla configurazione della struttura dell'amministrazione locale, imprimendo al principio dell'autonomia locale un valore determinante, in senso qualificatorio dello Stato.
Oggi con il termine Provincia viene indicata l'omonima circoscrizione amministrativa generale dell'amministrazione diretta dello Stato, concentrata nel capoluogo dove risiedono oltre alla prefettura, gli uffici governativi più importanti. Con diverso significato, il termine indica l'ente autarchico territoriale che ha l'estensione stessa della Provincia come circoscrizione amministrativa generale e quindi congloba nel suo territorio il territorio di molti comuni e ha una popolazione che è la somma delle popolazioni dei comuni medesimi. La Provincia si presenta nel diritto costituzionale e nella vita amministrativa del nostro Paese quale anello di congiunzione ed organo di collegamento fra il Comune, la Regione e lo Stato. La Provincia di Brescia, nella sua attuale delimitazione amministrativa, ha una superficie di kmq. 4.749,11.
Il primo Consiglio Provinciale venne insediato e tenne immediatamente la sua prima seduta il 23 febbraio 1860 durante la quale il governatore di Brescia Agostino Depretis definì i compiti del consiglio e della deputazione provinciali: suprema tutela dei comuni, vigilanza sulle amministrazioni di opere pie, promuovere e migliorare l'industria, l'agricoltura e le comunicazioni. Fra i problemi più urgenti da affrontare, e che sarebbero stati poi almeno parzialmente risolti, figuravano quelli relativi all'armamento della guardia nazionale ed alla liquidazione di antiche pendenze amministrative ed economiche. Rispetto alla vecchia Congregazione, la nuova amministrazione che le subentrava, doveva affrontare il tentativo delle giunte di Breno, Pisogne, Edolo e Darfo di costituire con i mandamenti di Lovere e Clusone un solo circondario con Lovere capoluogo. Inoltre dovette, nel 1869, affrontare i problemi della ripartizione delle passività con le provincie di Mantova e Cremona in seguito al passaggio di comuni già bresciani a quelle province.
L'amministrazione provinciale dovette affrontare subito grossi problemi amministrativi messi in rilievo nel 1861 dal dott. Giulio Lanfranchi sulle "Condizioni e bisogni della Provincia" e inoltre quelli relativi alla perequazione delle imposte fra i vari comuni: quelli censuari, dell'imposta fondiaria, ecc. Inoltre dovette affrontare gravi danni all'agricoltura apportati dalle malattie delle viti e del baco da seta, varare provvedimenti per risollevare economicamente la situazione dell'intero territorio. Tra i primi interventi che gravarono finanziariamente sulla Provincia furono quelli per le ferrovie reclamate anche per fronteggiare la disoccupazione, l'acquisto di azioni di società industriali, l'armamento della guardia nazionale e il finanziamento di opere e monumenti anche fuori dall'ambito provinciale, le strade provinciali per le quali fu disposto un saggio regolamento, l'agricoltura, gli esperimenti di fognatura, l'osservatorio meteorologico di Brescia, la pianta degli impiegati provinciali e la pubblica assistenza.
Costante cura del Consiglio fu quella di assicurare a Brescia il mantenimento della Corte d'appello ed in relazione a ciò sono i vari provvedimenti finanziari presi per costruire un moderno e capace carcere in città, entro la cinta daziaria. Passata ai cattolico-moderati la Provincia provvide, come ha rilevato Gian Lodovico Masetti Zannini, nel I decennio del XX secolo ai miglioramenti economici dei dipendenti (1906-1910), agli sviluppi della riviera gardesana il consigliere Vincenzo Bettoni raccomandava una sollecita soluzione del problema della viabilità per evitare gli espropri in tempi lontani, quando le aree sarebbero notevolmente cresciute di prezzo. La Valcamonica veniva poi a beneficiare dell'adesione della Provincia al consorzio telefonico per l'impianto d'una linea tra Brescia e Breno; la Bassa dalla nuova convenzione per le tramvie elettriche. Si chiedeva poi il trapasso, nella loro sorveglianza, dall'Ispettorato delle ferrovie dello stato alla provincia, per spese ferroviarie e di sistemazioni stradali veniva contratto un mutuo di 3 milioni con la Cassa di risparmio.
Nuovi provvedimenti vennero presi per le acque pubbliche e per l'attuazione della legge Bertolini sulla sistemazione idraulico forestale dei bacini montani. Nel 1914 l'amministrazione provinciale, pur continuando la sua attività consueta (strade, trasporti, istruzione agraria, acque, bonifiche etc.), si interessò alle iniziative del comitato di preparazione alla guerra, si adoperò per la requisizione di quadrupedi, l'approvvigionamento granario, le famiglie dei richiamati ed i corsi di tirocinio per la lavorazione di proiettili istituiti presso la scuola Moretto. Numerose opere stradali vennero compiute negli anni '30 fra le quali la Gardesana occidentale costruita e inaugurata nel 1932, sotto gli auspici della provincia, costituitasi in consorzio con quella di Trento e con vari comuni interessati, grazie anche ad un largo concorso dello Stato, per il quale in due anni vennero approntati i ventotto chilometri della strada Gardesana occidentale vero capolavoro della tecnica, grande risorsa per il turismo e l'economia delle due province.
Su proposta del conte Corniani presidente della Deputazione, Vittorio Emanuele III con decreto del 10 marzo 1904 e la Consulta araldica del Regno con trascrizione in data 25 luglio approvavano nel 1904 lo stemma provinciale risultante dalla unione di quelli dei cinque Mandamenti. L’Amministrazione provinciale ebbe da sempre sede in palazzo Broletto, con dislocazione di vari uffici in sedi diverse: piazza Tebaldo Brusato, via Milano, ex Sanatorio di S. Antonino, palazzo Martinengo.
[Istituzioni storiche del territorio lombardo 1999] Le istituzioni storiche del territorio lombardo XIV-XIX secolo. Brescia, Regione Lombardia, 1999, pp. 36-37 e p. 71.
[Istituzioni storiche del territorio lombardo 1999] Le istituzioni storiche del territorio lombarde 1859-1971, tomo I, A-L, Regione Lombardia, 1999, pp. 47-50 e p. 171.
Archivio
L'attività di riordino e inventariazione dell'archivio storico provinciale si è sviluppata su più anni e in momenti diversi, a causa soprattutto della dispersione e del disordine in cui si trovava il materiale.
Un primo elenco di consistenza venne redatto nel 2001-2002, quando si venne via via a costituire l'Archivio Storico dell'Amministrazione Provinciale di Brescia, riunendo nuclei documentari che in precedenza erano depositati in parte presso l'Archivio di Stato di Brescia, in parte presso l'Istituto scolastico Copernico e presso il Palazzo del Broletto, sede della Provincia.
Nel 2004 è stato completato un importante intervento di riordino e inventariazione, che ha descritto e corredato di inventari cartacei e informatici l'intero archivio storico, dall'origine al 1963.
Nel 2010 è stata effettuata un'approfondita ricognizione nelle sedi provinciali, dalla quale è emersa la presenza di materiali storici ancora conservati presso gli uffici dislocati. Si è reso quindi necessario recuperare tale documentazione, trasferirla presso l'Archivio Storico, inventariarla e aggiornare l'inventario con la descrizione dei documenti rinvenuti.
Contestualmente si è pensato di ampliare gli estremi cronologici della documentazione, portandoli al 1970.
Il presente lavoro, concluso nel 2016, è quindi il prodotto finale di questi interventi e descrive in modo completo e omogeneo la documentazione storica dell'intero archivio provinciale.
L'archivio si compone complessivamente di 5.501 unità archivistiche (buste e registri), per un totale di 7.497 fascicoli.
La parte storica al 1970 è suddivisa in tre sezioni, che corrispondono a tre successive fasi di formazione dell'Archivio. La prima sezione comprende i documenti più antichi, già depositati presso l'Archivio di Stato; la seconda quelli che erano stati temporaneamente collocati presso l'Istituto "Copernico"; la terza sezione, infine, è costituita dalla documentazione dal 1964 al 1970, vale a dire dalle annualità successive alle prime due sezioni.
Seguono poi alcuni nuclei a se stanti come "Presidente", "Lavori Pubblici", "Contabilità" e la serie dei Registri.
Consistenza: buste 3.022, registri 2.479
Estremi cronologici: 1860-1970 (con documenti dal 1764)
Archivio Storico – Archivio - Sezione I – Dal 1903 al 1930
La sezione è costituita dalla documentazione che testimonia l’attività dell’ente nell’espletamento delle proprie funzioni, con atti riguardanti gli organi amministrativi della Provincia, il personale, la contabilità e la gestione del patrimonio (edifici e strade provinciali), le competenze in materia di istruzione e assistenza, di viabilità, di agricoltura, comprese caccia e pesca, e di sanità.
I documenti sono organizzati sulla base di un Titolario articolato in:
- Serie (XIV)
- Categorie (la cui numerazione riparte da I per ciascuna serie)
- Caselle (1-150)
- Fascicoli
Consistenza della sezione: buste 982
Estremi cronologici: 1903-1930 (con atti dal 1765)
Allegati:
Archivio Storico – Archivio - Sezione II – Dal 1931 al 1963
La tipologia della documentazione qui conservata non presenta sostanziali differenze dalle carte della sezione I.
I documenti sono organizzati sulla base di un Titolario analogo come impostazione a quello precedente, ma con differenze a livello di casella, nei titoli di classificazione.
- Serie (XIV)
- Categorie (la cui numerazione riparte da I per ciascuna serie)
- Caselle (1-152)
Consistenza della sezione: buste 982
Estremi cronologici: 1931-1963 (con documenti dal 1848 e al 1999)
Allegati:
Archivio Storico – Archivio – Sezione III – Dal 1964 al 1970
La Sezione è costituita dalle annualità dal 1964 al 1970
Le pratiche sono organizzate secondo il titolario in uso dal 1931, strutturato in Caselle.
Per la ricerca, si consideri che alcune pratiche di questa sezione e di quella precedente si accavallano cronologicamente (in genere fascicoli per affare) e pertanto va verificata la loro presenza nelle due diverse sezioni.
Consistenza della sezione: buste 503
Estremi cronologici: 1964-1970 (con documenti dal 1869 e al 1994).
Allegati:
Archivio Storico – Archivio - Presidente
La sezione è composta per la maggior parte da corrispondenza, in entrata e in uscita, tra i presidenti della Provincia e soggetti pubblici e privati esterni all'Amministrazione provinciale. Tale documentazione fa capo a un proprio protocollo, di cui si conservano alcuni registri. L'utilizzo di un protocollo separato e peculiari prassi di archiviazione del carteggio denotano che si tratta di un fondo distinto dal carteggio generale della Provincia di Brescia.
Consistenza della sezione: buste 28, registri 9
Estremi cronologici: 1953-1972
Allegati:
Archivio Storico - Archivio – Lavori pubblici
La sezione contiene documentazione proveniente dall'Ufficio Tecnico Provinciale - non classificata e distinta dal carteggio generale - riguardante soprattutto la costruzione e la manutenzione di strade e fabbricati provinciali.
Consistenza della sezione: buste 410
Estremi cronologici: 1921-1990
Allegati:
Archivio Storico – Archivio – Contabilità
La serie Contabilità è composta da mandati di pagamento e ordinativi d'entrata.
Consistenza della sezione: buste 128
Estremi cronologici: 1928-1950
Allegati:
Archivio Storico – Archivio – Serie dei registri
I nuclei più consistenti della serie sono rappresentati dai protocolli della corrispondenza dell’Amministrazione provinciale, dalle determinazioni degli organi deliberativi ed esecutivi della Provincia (Consiglio, Deputazione, Rettorato ecc.), dai contratti a repertorio, dai registri della contabilità e del personale. Sono inoltre presenti alcuni protocolli della corrispondenza dell’Ufficio Tecnico Provinciale, e, in minor numero, repertori di atti, registri riguardanti la gestione del patrimonio, il rilascio di certificazioni proprie dell’ente, l’assistenza.
Consistenza della serie: registri 2461
Estremi cronologici: 1764-1995
Allegati:
Archivio Storico – Archivio – Azienda di promozione turistica – Dal 1923 al 2012
L’archivio conserva, oltre alla documentazione prodotta dall’Azienda di Promozione Turistica del bresciano, la documentazione delle cessate Aziende di soggiorno (EPT, APT, IAT) di Brescia, Ponte di Legno, Gardone Riviera/Salò, Iseo, Darfo Boario Terme) che in essa sono confluite.
In totale il materiale censito ha una consistenza di 1769 unità documentarie (faldoni, cartelline, registri, ecc.) e di 93 scatole. Gli estremi cronologici si sviluppano in un arco che va dal 1923 al 2012.
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Archivio Storico – Archivio - Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale
La documentazione riguardante gli archivi aggregati, conservati presso l'archivio storico della Provincia, è stata via via recuperata nel corso degli ultimi anni, riordinata e inventariata a cura di Cooperativa Charta.
Nel primo intervento archivistico completato nel 2004, erano stati evidenziati solo alcuni di questi archivi: Opera Nazionale Maternità e Infanzia, Ospedale Psichiatrico Provinciale, Pio Istituto Derelitti, Stabilimento Scolastico Bresciano, Fondazione provinciale bresciana per l'assistenza minorile.
Nel 2010 è stata effettuata un'approfondita ricognizione nelle sedi provinciali, dalla quale è emersa la presenza di materiali storici ancora conservati presso gli uffici dislocati. Si è reso quindi necessario recuperare tale documentazione, trasferirla presso l'Archivio Storico, inventariarla e aggiornare l'inventario con la descrizione dei documenti rinvenuti.
Da questa operazione è emersa sia documentazione che è andata a integrare i fondi aggregati già presenti, sia nuova documentazione riguardante altri soggetti produttori.
Come si noterà, per molti di questi soggetti il materiale documentale è assai lacunoso e costituito per la maggior parte da registri.
Nondimeno si è ritenuto opportuno dare una fisionomia definita e autonoma a ciascun archivio aggregato.
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Ospedale Psichiatrico Provinciale di Brescia
E’ del 1797 l’istituzione da parte del Governo Provvisorio Bresciano di due reparti speciali per alienati mentali presso l’Ospedale Maggiore, uno nella sezione maschile, l’altro in quella femminile. Quando l’Ospedale venne trasferito nell’ex convento di S. Domenico, il manicomio maschile fu collocato nell’ex monastero - prima degli Umiliati, poi delle Agostiniane - detto della Maddalena, in fondo alla piazzetta di S. Lorenzo. La sezione femminile rimase invece presso l’Ospedale.
A partire dalla seconda metà del secolo XIX il numero di ricoverati aumentò, mentre i progressi della scienza inducevano sempre più medici bresciani a studiare i fenomeni di alienazione.
Nel 1865 lo Stato affidò alla Provincia il mantenimento degli alienati e dal 1877 la Deputazione cercò di far dichiarare provinciale il Manicomio.
Nel frattempo si moltiplicavano le denunce sul trattamento dei malati e sulla condizione degli ambienti: il numero sempre maggiore di ricoverati e l’inadeguatezza dei locali portò il Consiglio Provinciale a deliberare la costruzione di un nuovo Manicomio che venne aperto nel 1894. Lo stabile, costruito in aperta campagna, ad un chilometro e mezzo circa dalla città (quartiere S. Polo), constava di 24 fabbricati e occupava un’area di oltre 220.000 mq.
Con le nuove strutture erano migliorati anche i metodi di cura. Nel 1899 era approvato il regolamento interno per gli inferiori; nel 1934 un nuovo regolamento organico speciale.
Con l’aumentare dei degenti, nei primi anni del ‘900 venne operato un graduale trasferimento degli alienati in altri istituti di ricovero (Istituto Frenasteniche di Pontevico, Casa di Cura ai Pilastroni, Ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere). Dal 1960 l’Amministrazione Provinciale costruiva un padiglione aperto fuori del Manicomio (Reparto Aperto A. Gemelli), portando a 900 i posti letti.
Il Manicomio cessò la sua attività nel 1981, a seguito della legge che decretava la chiusura degli ospedali psichiatrici.
Dell’Ospedale Psichiatrico si conservano 37 buste di contabilità (mandati di pagamento e ordinativi d’entrata), 11 buste riguardanti lavori edili agli stabilimenti dell’istituto, una busta di gestione del personale, una di cartelle cliniche e una relativa al Reparto Aperto “Agostino Gemelli”, per un totale di 51 pezzi. Vi sono inoltre 145 registri tra prontuari (salari e caro-viveri al personale), conti consuntivi e giornali di cassa. Infine due registri del movimento degenti.
Consistenza dell’archivio: buste 51, registri 147
Estremi cronologici: 1797-1981
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Centro d'Igiene Mentale
Il Centro d'Igiene Mentale è stata la struttura mediante la quale la Provincia, cui è demandata per legge l'assistenza psichiatrica, ha gestito i suoi compiti di intervento sul territorio.
I dimessi dagli ospedali psichiatrici, ma anche coloro che non vi sono mai stati ricoverati, venivano seguiti dai C.I.M. mediante prestazioni ambulatoriali o domiciliari, o a livello di case di riposo.
A Brescia le due strutture degli ospedali psichiatrici (momento ospedaliero) e del C.I.M. (assistenza extramuraria) sono separate, ma funzionalmente fuse.
Il Centro aveva un organico comprendente un direttore, un pedopsichiatra, assistenti sociali e sanitarie, ausiliari.
Unendo il personale del C.I.M. con quello degli ospedali psichiatrici sono state costituite sei équipe che coprono ciascuna uno dei sei settori in cui è divisa la provincia: Brescia est, Brescia ovest, Leno-Manerbio, Salò-Gavardo, Chiari-Rovato, Val Camonica.
La documentazione conservata riguarda per lo più l’attività del personale del C.I.M., con particolare riferimento alle relazioni delle visite effettuate dalle assistenti sociali e dai medici, e ai rapporti del Centro con i comuni bresciani, nell’ambito della ristrutturazione dell’assistenza psichiatrica.
Consistenza dell’archivio: buste 11
Estremi cronologici: 1976-1981
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Opera Nazionale Maternità e Infanzia
Il materiale della soppressa Opera Nazionale Maternità e Infanzia relativo all'attività della Federazione Provinciale di Brescia è stato depositato presso l'Archivio di Stato della città, in seguito alla convenzione stipulata nel 1986 tra l'Ufficio Centrale per i Beni Archivistici e la Provincia di Brescia.
Al momento del deposito, il prospetto allegato alla convenzione riportava il quantitativo dei pezzi - buste e registri - per un totale di 620 circa, di cui 370 buste.
Durante la schedatura informatizzata del 2004, che ha portato alla realizzazione di un inventario, la documentazione è stata integrata con altro materiale – buste e documenti sciolti - rinvenuto successivamente. Pertanto l'archivio risultava costituito da 727 unità archivistiche, tra buste (in numero di 461) e registri (in numero di 266).
Negli anni successivi, l’intervento di recupero della documentazione storica al 1970 ancora conservata presso le sedi provinciali ha integrato il materiale preesistente con altra documentazione appartenente all'ONMI. Sono stati quindi inventariati e ricollocati nell’archivio 26 buste, di cui una contenente volumi e riviste, e 62 registri.
La documentazione concerne l'attività amministrativa e assistenziale della Federazione Provinciale ONMI e dei comitati comunali (verbali di deliberazione del Comitato Provinciale, organizzazione e funzionamento dei consultori e della Casa della Madre e del Bambino), il patrimonio (inventari di beni mobili e di consumo), la contabilità (conti consuntivi e bilanci di previsione), il personale (attività e trattamento economico e previdenziale del personale, fascicoli nominativi) e la Scuola di puericultura. La serie dei Registri è costituita da protocolli, inventari dei beni, deliberazioni, relazioni amministrative e sanitarie, giornali e partitari delle entrate e delle uscite.
Consistenza dell’archivio: buste 487, registri 327, volumi 9
Estremi cronologici: 1878-1995
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Ufficio Esposti
Presso la Provincia era attivo un Ufficio per l'assistenza ai fanciulli esposti e illegittimi, fin dalla seconda metà del secolo XIX.
L'archivio dell'Ufficio Esposti conservato presso la Provincia (la parte più consistente di esso è conservato presso l'Archivio di Stato di Brescia) è costituito da 7 buste e 74 registri: si tratta di fascicoli personali degli esposti, di registri e rubriche delle gestanti e di protocolli della corrispondenza.
Sono presenti riferimenti all'assistenza agli esposti anche nel carteggio dell’Amministrazione provinciale.
Consistenza dell’archivio: buste 7, registri 74
Estremi cronologici: 1867-1972
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Pio Istituto Derelitti
Aperto nel gennaio 1855 da don Luigi Apollonio, l'Istituto aveva sede in casa Fracassi, sulla via che dal Castello conduce al Convento di San Pietro in Oliveto. Nel 1859 la sede fu trasferita in vicolo S. Desiderio, presso la casa Carrara, e nel 1903 in via Montesuello.
Eretto in Ente Morale nel 1861 l'Istituto si occupava del ricovero di minori, oziosi e vagabondi di età inferiore ai 16 anni e di sesso maschile, con lo scopo di sottrarli alla delinquenza e avviarli ad una professione che potesse integrarli nella società.
Dalla metà degli anni Venti del '900 l'Istituto andò economicamente declinando fino alla definitiva liquidazione avvenuta nel 1939: gli ospiti furono sistemati in altri istituti e l'Amministrazione Provinciale acquistò l'immobile di via Montesuello che divenne sede di una scuola.
L'archivio del Pio Istituto Derelitti comprende 18 registri tra protocolli della corrispondenza, verbali delle deliberazioni e registri della contabilità.
Consistenza dell’archivio: registri 19
Estremi cronologici: 1911-1963
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Fondazione Provinciale Bresciana per l'Assistenza Minorile
La Fondazione Provinciale Bresciana per l'Assistenza Minorile fu costituita l'11 novembre 1940 ed aveva sede presso l'Amministrazione Provinciale di Brescia in Palazzo Broletto.
Essa raccoglieva l'eredità del Pio Istituto Derelitti.
L'archivio della Fondazione era già stato inventariato nel 2004 e già possedeva un proprio inventario comprendente una busta e 22 registri, per lo più di oggetto contabile (entrate e uscite, partitari dei fondi).
Sono state poi rinvenute 47 buste, ora inventariate e ricondotte a questo fondo. Si tratta della parte amministrativa e di gestione del personale, prima non presente.
Consistenza dell’archivio: buste 52, registri 32
Estremi cronologici: 1912-1988
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Stabilimento Scolastico Provinciale
Lo Stabilimento Scolastico Bresciano sorse in seguito alla concentrazione delle istituzioni scolastiche con l'abolizione dei beni delle corporazioni religiose (1797).
Dopo l'unificazione e l'istituzione della Provincia, il 15 ottobre 1860 il Consiglio Provinciale nominava una Commissione con il mandato di decidere se avocare l'amministrazione del patrimonio dello Stabilimento Scolastico alla rappresentanza provinciale, o ripartire il capitale fra i Comuni, in proporzione dei sussidi loro assegnati. si optò per la seconda soluzione, che rimase in atto fino al settembre 1868, quando il Consiglio Provinciale decide che il patrimonio venisse amministrato dagli uffici della Provincia.
A partire dal R. D. 14 gennaio 1915, la gestione dei fondi e delle rendite dello Stabilimento venne affidata al Consiglio scolastico provinciale, il quale disponeva che le rendite venissero erogate principalmente per l'istituzione di scuole elementari e di corsi popolari, per l'indennità di residenza a insegnanti di sedi disagiate e per premi ai maestri.
Abolito il Consiglio scolastico provinciale nel 1923, l'amministrazione passò al Consiglio scolastico regionale.
Nel 1927, a seguito di una convenzione tra la Provincia e il Ministero della Pubblica Istruzione, la gestione del patrimonio dello Stabilimento Scolastico veniva restituita alla Provincia di Brescia, con l'obbligo per quest'ultima di erogarne le rendita a favore dell'istruzione popolare.
Nel 1969, il Ministero della Pubblica Istruzione dispose il trasferimento del patrimonio allo Stato e in seguito al Provveditorato agli Studi.
Nell'intervento di riordino del 2004 era stata inventariata documentazione riguardante lo Stabilimento scolastico provinciale ed era stata inserita nella "Sezione III". Si trattava di 2 buste di mandati di pagamento e ordinativi di entrata e 72 registri contabili.
Avendo in questo intervento recuperato 8 registri di prontuari dei fondi, si è ritenuto più opportuno, grazie anche all'analisi della storia istituzionale dello Stabilimento, ricostituire l'archivio di questo ente.
Naturalmente sono presenti riferimenti allo Stabilimento Scolastico nell'archivio della Provincia, nel carteggio suddiviso nelle Caselle 56-59 (Personale, amministrazione dei beni, sussidi, mutui, ecc.).
Consistenza dell’archivio: buste 2, registri 80
Estremi cronologici: 1797-1967
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Eredità Maselli-Dandolo
L'opera assistenziale ebbe origine dalle eredità provenienti dalla sostanza di Ermellina Maselli, vedova conte Dandolo, defunta il 27 gennaio 1908.
Dell'Eredità Maselli-Dandolo si conservano esclusivamente rendiconti contabili dal 1908 al 1923.
Consistenza dell’archivio: registri 11
Estremi cronologici: 1908-1923
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Istituzioni Agrarie Raggruppate Pastori-Dandolo-Chiodi-Conter
Le Istituzioni Agrarie Raggruppate (IAR) nacquero con il Regio Decreto 26 giugno 1930 n. 1043 e furono il frutto del raggruppamento di quattro istituzioni agrarie bresciane, che pur aventi origini e natura diverse, operavano da molti anni nel settore dell'istruzione agraria: il Legato "Giuseppe Pastori", la Scuola agraria "Vincenzo Dandolo", il Convitto agrario "Chiodi" e il Legato "Luigi Conter". Con la formazione delle IAR si mirava a dare a questi enti l'efficienza necessaria alla realizzazione dei loro obiettivi iniziali, sintetizzabili nella volontà di sostenere economicamente l'istruzione agraria teorico-pratica, considerata elemento essenziale del progresso morale ed economico della provincia di Brescia. L'amministrazione delle istituzioni raggruppate era unica e aveva sede in Brescia, presso l'Amministrazione Provinciale. Il Consiglio di Amministrazione era composto dal presidente della R. Scuola agraria media di Brescia e da otto membri, di cui tre nominati dalla Provincia.
L'archivio delle Istituzioni Agrarie Raggruppate Pastori-Dandolo-Chiodi-Conter conserva i protocolli della corrispondenza dal 1962 al 1974 e documentazione contabile riguardante le singole istituzioni.
Consistenza dell’archivio: registri 67
Estremi cronologici: 1946-1974
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Istituto Sanatoriale di Croce di Salven di Borno
I Sanatori nella vallata di Borno sono nati agli inizi del Novecento.
Il complesso Sanatoriale, infatti, doveva servire ad accogliere i pazienti per un periodo di riabilitazione e convalescenza, dopo essere stati sottoposti alla cura vera e propria che avveniva in altri Istituti.
Dedicato innanzitutto alla cura delle malattie polmonari infantili, il sanatorio fu realizzato nel 1929 sotto il regime fascista.
Il sanatorio è un centro ospedaliero situato in zone favorevoli sia dal punto di vista climatico sia geografico e attrezzato per la cura di malattie croniche a lunga degenza, come ad esempio la tubercolosi.
La struttura, danneggiata da un incendio nel 1943, è ora abbandonata.
L'archivio dell'Istituto Sanatoriale in Croce di Salven di Borno si compone esclusivamente di documentazione contabile (conti consuntivi, giornali di cassa e prontuari dei fondi).
Consistenza dell’archivio: registri 55
Estremi cronologici: 1944-1970
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Opera Pia Giuseppe Tebaldini
L'opera assistenziale fu istituita grazie al testamento redatto in data 14 dicembre 1887 da Giuseppe Tebaldini.
L'archivio dell'Opera Pia Tebaldini si compone esclusivamente di registri giornali di cassa, a partire dal 1907.
Consistenza dell’archivio: registri 16
Estremi cronologici: 1907-1963
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Consorzio Provinciale Antitubercolare
L'opera assistenziale fu istituita grazie al testamento redatto in data 14 dicembre 1887 da Giuseppe Tebaldini.
L'archivio dell'Opera Pia Tebaldini si compone esclusivamente di registri giornali di cassa, a partire dal 1907.
Consistenza dell’archivio: registri 16
Estremi cronologici: 1907-1963
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Opera pia di prevenzione antitubercolare infantile Villa Paradiso
Sorta per iniziativa dell'Associazione Medico Bresciana con lo scopo di esplicare azione dispensariale profilattica in Brescia e provincia, mediante la fondazione e la gestione di dispensari antitubercolari, l'istituzione venne eretta in ente morale con la denominazione di "Opera Pia Dispensari Antitubercolari ed Istituti Affini" nel 1917.
Con R. Decreto 25 giugno 1936 n. 1492 venne approvato il nuovo statuto organico e la nuova denominazione "Opera Pia di Prevenzione Antitubercolare Infantile Villa Paradiso, con il fine di prevenire nella città e, in base dei mezzi a disposizione, anche negli altri Comuni della provincia, lo sviluppo e la diffusione della tubercolosi nell'infanzia fino ai 12 anni.
Nel 1908, l'Opera Pia promuove il primo dispensario con sede in via Moretto a Brescia.
L'archivio dell'Opera pia di prevenzione antitubercolare infantile Villa Paradiso è costituita da documentazione contabile e di gestione del personale.
Consistenza dell’archivio: registri 135
Estremi cronologici: 1927-1975
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Sanatorio Infantile di Valledrane
Ideato dal dottor Giorgio De Lucchi, primario degli Spedali Civili di Brescia, primo direttore del Consorzio Provinciale Antitubercolare, il Sanatorio Infantile venne eretto in ente morale con D.R. 6 febbraio 1933 n. 303.
L'archivio del Sanatorio Infantile di Valledrane si compone di due soli registri di conti consuntivi.
Consistenza dell’archivio: registri 2
Estremi cronologici: 1982-1983
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura già Cattedra Ambulante di Agricoltura
Le cattedre ambulanti di agricoltura sono un istituto tipicamente italiano, propugnato in varia forma da agronomi già a partire dal 1839, e poi voluto da molti agricoltori fra i più evoluti di diverse regioni, desiderosi d'istruirsi maggiormente e di applicare nelle proprie aziende i nuovi portati della scienza agricola.
Dopo varî tentativi di breve durata fatti per iniziativa di alcune amministrazioni provinciali, l'idea della cattedra ambulante agraria si concretò e prese forma meglio definita nel 1890 a Rovigo. Ad essa fecero seguito immediatamente quelle di Parma (1892), Bologna (1893), Mantova e Novara (1895), Cremona e Rimini (1896); Aquila, Cuneo, Macerata, Piacenza, Venezia e Vicenza, ecc. (1897), tutte dovute a iniziativa privata e di enti locali.
Il favore incontrato dalle cattedre ambulanti fra gli agricoltori e i risultati conseguiti furono tali che non solo esse vennero istituite in tutte le provincie, ma fin dal 1901 si cominciarono a creare sezioni specializzate presso la sede stessa della cattedra e sezioni ordinarie nei più importanti centri rurali di molte provincie.
A ogni cattedra era preposto un direttore, laureato in scienze agrarie, coadiuvato da assistenti ed esperti (periti agrari) licenziati dalle scuole pratiche o medie di agricoltura.
All'inizio le cattedre ambulanti furono amministrate con piena indipendenza da commissioni costituite dai rappresentanti degli enti che contribuivano alle spese per il loro mantenimento: Ministero dell'Agricoltura, amministrazioni provinciali, consorzî agrari, associazioni agrarie, istituti di credito, ecc.
A partire dal 1906 il governo dettò norme sempre più particolareggiate intese a dare riconoscimento e base giuridica ai consorzî per il mantenimento delle cattedre stesse.
Le cattedre erano riconosciute enti pubblici autonomi consorziali, aventi personalità giuridica e sottoposti alla vigilanza del Ministero dell'Agricoltura.
Secondo l'art. 3 del decreto 6 dicembre 1928, le cattedre ambulanti di agricoltura avevano il compito di diffondere l'istruzione tecnica fra gli agricoltori, di promuovere in ogni ramo il progresso dell'agricoltura e di disimpegnare i servizî che erano loro attribuiti dallo Stato e dal Consiglio provinciale dell'economia.
Con Legge 13 giugno 1935 n. 1220, le Cattedre Ambulanti di Agricoltura furono sostituite dagli Ispettorati Provinciali dell'Agricoltura.
Essi erano gli organi esecutivi locali del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, dal quale dipendevano, e avevano sede in ciascun capoluogo di provincia.
Gli Ispettorati provvedevano all'assistenza tecnica delle aziende agricole, all'istruzione e all'aggiornamento professionale degli agricoltori, all'applicazione delle norme per il miglioramento dell'economia aziendale. Di loro competenza era inoltre la concessione e la liquidazione di contributi per la ripresa e l'efficienza produttiva delle aziende agricole.
L'archivio si compone di 8 buste relative ai rapporti con le aziende agricole del territorio, con particolare riferimento all’erogazione di contributi, e di 358 registri dell'Ispettorato (protocolli della corrispondenza, verbali della Giunta esecutiva dell'Ispettorato, denunce delle nascite di vitelli e contabilità). Riferimenti alle due istituzioni si trovano anche nell’archivio dell’Amministrazione provinciale.
Consistenza dell’archivio: buste 8, registri 358
Estremi cronologici: 1910-1989
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Comitato Provinciale dell'Agricoltura
Dell'archivio del Comitato Provinciale dell'Agricoltura si conservano 11 registri di protocollo della corrispondenza e un registro di verbali delle deliberazioni.
Consistenza dell’archivio: registri 12
Estremi cronologici: 1943-1960
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Comitato Provinciale Battaglia del Grano
L'archivio del Comitato Provinciale per la Battaglia del Grano si compone di registri di protocollo della corrispondenza della Commissione granaria.
Consistenza dell’archivio: registri 6
Estremi cronologici: 1937-1943
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Comitato Provinciale della Caccia
"Con decreto del ministro è costituito, in ciascuna provincia, il Comitato provinciale della caccia, organo del Ministero dell'agricoltura e delle foreste, con sede presso l'Ispettorato provinciale dell'agricoltura e con ordinamento autonomo [...]". Così inizia l'articolo 82 del Regio decreto 5 giugno 1939 che, istituì in quell'anno, ma con decorrenza dall'anno successivo, il nuovo ente, nominato appunto Comitato Provinciale della Caccia.
Esso ha avuto, fin dalla sua nascita, la peculiarità di dipendere in modo serrato dalle leggi in materia venatoria che, nel corso degli anni, ne hanno dettato la sua organizzazione interna, i suoi compiti, i suoi rapporti con altri enti. Le leggi quindi sono la principale fonte di studio per la definizione del breve ma intenso lavoro svolto dal Comitato provinciale della caccia di Brescia e così come dei Comitati di tutte le altre province d'Italia.
L'organizzazione interna dei primi comitati provinciali della caccia, la scelta dei suoi membri, la durata della loro carica, furono stabiliti dal decreto. Il Comitato, che al tempo doveva trovare sede presso il rispettivo Ispettorato provinciale dell'agricoltura, era così composto: la carica di presidenza spettava al capo dell'Ispettorato stesso, il presidente della sezione provinciale della Federazione Italiana della caccia occupava il posto di vice-presidente, e una serie di membri rappresentanti il mondo venatorio, l'ambiente agricolo e zoologico, il settore dell'ordine e della vigilanza (era presente un esponente della Milizia Nazionale Fascista) facevano da cornice e ossatura allo stesso tempo. Il comitato così costituito doveva poi eleggere il proprio segretario. I membri potevano restare in carica tre anni al termine dei quali era possibile la loro riconferma. Fra i principali compiti del comitato, anch'essi precisamente delineati nel decreto legge, vi erano quello della vigilanza e della propaganda delle norme venatorie, quello della gestione del ripopolamento della selvaggina, e quello di dare pareri o fare proposte al ministero in merito a questioni e problematiche in materia di caccia. Il comitato, pur essendo, come già precedentemente detto, un organismo autonomo, si presentava di fatto costantemente vincolato da rapporti con altri enti (spesso così lontani dalle problematiche precipue di ogni singola provincia), primo fra tutti il Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste.
Un cambiamento sostanziale nella organizzazione del comitato fu il D.P.R. del 10 giugno 1955 n. 987 sul "Decentramento di servizi del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste". Esso caratterizzò una nuova strutturazione del Comitato provinciale della caccia (che continuò ad esistere con questo nome) all'insegna di una capacità decisionale più immediata ed efficace, dettata proprio dal decentramento dei servizi alle Province, le quali assunsero gran parte di quelle facoltà in materia di caccia che prima erano di esclusiva competenza ministeriale.
La legge 2 agosto 1967, n. 799, ampliò le facoltà del Comitato conferendogli "compiti di più vasto respiro nella stessa sfera decisionale" (1) così come recita una relazione del segretario del Comitato provinciale della caccia di Brescia sul servizio di sorveglianza, riferendosi proprio alla legge in questione.
Nel 1977, per opera del D.P.R. 24 luglio, n. 616, moltissime funzioni vennero delegate dallo Stato alle Regioni, le quali poterono da quel momento legiferare autonomamente in svariate materie, fra cui anche quella venatoria, con facoltà di sub-delegare l'esercizio di alcune attività a Province ed ad altri enti locali. Le funzioni delegate dalla presente legge alle province sono da esse esercitate a partire dal 1° gennaio 1978. Fino al 31 dicembre 1977 tali funzioni sono svolte dai comitati provinciali della caccia che vengono soppressi in pari data con trasferimento alla provincia del patrimonio e del personale" recitano gli articoli 3 e 46 della legge regionale suddetta, accennando ai compiti che avrebbero assunto le Province. La Regione Lombardia di fatto anticipò di poco il destino dei propri comitati poiché, di lì a pochi mesi, la già citata legge 27 dicembre 1977, n. 968 definì in modo inequivocabile la sorte dei comitati provinciali della caccia di tutta Italia, imponendo a tutte le Regioni l'adeguamento alle sue prescrizioni: "Le Regioni, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, emanano le norme in materia [...]. I dipendenti dei comitati provinciali caccia [...] passano ad ogni effetto giuridico ed economico alle dipendenze delle amministrazioni provinciali" (artt. 34 e 37).
Dal 1° aprile 2016 la funzione Caccia e Pesca non è più di competenza della Provincia di Brescia ma di Regione Lombardia (Legge 7 aprile 2014, n. 56; Legge Regionale 8 luglio 2015 n. 19)
La documentazione del Comitato provinciale della Caccia, originariamente presente presso la Provincia di Brescia, è stata qualche anno fa trasferita all'Archivio storico della Caccia di Gardone Val Trompia (BS).
Le carte conservate presso l’archivio storico della Provincia consistono in una busta riguardante il personale, in protocolli della corrispondenza e registri della contabilità.
Consistenza dell’archivio: busta 1, registri 64
Estremi cronologici: 1949-1977
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Comitato Provinciale per la Difesa degli Interessi Idraulici
Il Comitato fu costituito nel 1951 "con lo scopo di coordinare la soluzione degli innumerevoli problemi provinciali connessi all'utilizzazione delle acque, alle opere di bonifica e miglioramento fondiario, alla realizzazione di sistemazioni idrauliche e per sostenere e difendere, con unità di intenti e di azione ed una sufficiente preparazione tecnica" gli interessi della provincia nel campo delle utilizzazioni idriche.
Del Comitato facevano parte, oltre all'Amministrazione provinciale, che vi aderì con deliberazione del Consiglio n. 3-25 del 8 ottobre 1951, il Comune di Brescia e la Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Brescia.
Alle riunioni del Comitato partecipavano rappresentanti della Provincia, della Camera di Commercio, del Comune di Brescia, del Genio Civile e dell'Ispettorato dell'Agricoltura. Annualmente veniva eletto il presidente.
Il Comitato di avvaleva di un proprio ufficio tecnico, con sede presso l'Amministrazione provinciale, e svolgeva un'opera di affiancamento a quella del Genio Civile di Brescia. Le spese per l'attività dell'organismo erano sostenute mediante contributi annui da parte degli enti partecipanti.
L'ultima riunione del Comitato avvenne il 25 marzo 1969 e dal 1975 la sua attività si ridusse principalmente a causa dell'assenza dei rappresentanti dell'Amministrazione provinciale, della Camera di Commercio e del Comune di Brescia in seno al Comitato stesso.
Una relazione della Direzione dei servizi tecnici della Provincia di Brescia, datata 4 maggio 1978, espose i problemi connessi all'espletamento dell'opera del Comitato rassegnando "la pratica alla Giunta per le proprie decisioni in merito alla futura attività del Comitato…".
Dell'archivio del Comitato Provinciale per la Difesa degli Interessi Idraulici si conserva documentazione riguardante la parte amministrativa e la gestione del territorio, in particolar modo la bonifica montana e i canali navigabili.
Consistenza dell’archivio: buste 9
Estremi cronologici: 1913-1975
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Consorzio interprovinciale per la strada Gargnano-Riva
Il consorzio è un istituto giuridico che disciplina un'aggregazione volontaria legalmente riconosciuta che coordina e regola le iniziative comuni per lo svolgimento di determinate attività di impresa, sia da parte di enti privati che da parte di enti pubblici.
Il Consorzio interprovinciale Strada Gargnano-Riva fu istituito tra le province di Brescia e Trento per la gestione della strada in oggetto.
Dell'archivio del Consorzio Interprovinciale per la strada Gargnano-Riva sono qui conservati solo registri dei conti consuntivi, a partire dal 1929.
Consistenza dell’archivio: registri 24
Estremi cronologici: 1929-1957
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Consorzio Stazione Razionale Alpeggio
L’alpeggio o monticazione è la pratica agro-zootecnica svolta sui pascoli di alta montagna durante il periodo estivo. Ogni anno infatti nel mese di giugno il bestiame viene raccolto presso le località di partenza dei sentieri che conducono agli alpeggi. Ogni alpeggio è sovente suddiviso in più stazioni, ossia aree di pascolo dotate delle strutture necessarie sia per la permanenza del bestiame sia per la lavorazione del latte.
Con Regio Decreto 31.1.1929 il Ministero dell'Economia nazionale veniva autorizzato a costituire consorzi permanenti per far funzionare le stazioni razionali d'alpeggio.
Nel 1934 veniva istituito un Consorzio permanente per la provincia di Brescia allo scopo di valorizzare e gestire i pascoli montani.
Seppur con passaggi istituzionali e di competenza, il Consorzio è ancora esistente e fa capo ad enti associati, quali la Regione Lombardia, la Comunità montana di Valle Camonica, ecc.
Dell'archivio del Consorzio Stazione Razionale Alpeggio sono qui conservati solo alcuni registri di protocollo della corrispondenza.
Consistenza dell’archivio: registri 4
Estremi cronologici: 1933-1959
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Consorzio Incremento Zootecnico
Tipi diversi di Consorzi hanno avuto impulso da parte di enti pubblici come i comuni, la Provincia di Brescia e la Regione Lombardia.
Nel settore agricolo, tra i vari che si diffusero dopo la Prima Guerra Mondiale, venne istituito il Consorzio provinciale per l'incremento zootecnico.
Dell'archivio del Consorzio per l'Incremento Zootecnico è qui conservato un unico registro di protocollo della corrispondenza.
Consistenza dell’archivio: registri 1
Estremi cronologici: 1935-1941
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Sezione Provinciale dell'Alimentazione (Sepral)
La sezione provinciale dell'alimentazione nasce nel 1939 costituendo un servizio di approvvigionamento nazionale in periodo di guerra alle dipendenze del Ministero dell'agricoltura e delle foreste e un servizio di distribuzione dei generi alimentari dipendente, invece, dal Ministero delle corporazioni.
Nel 1945 è istituito il Ministero dell'alimentazione che assorbe le SEPRAL ma che ha vita brevissima sostituito dall'Alto commissariato per l'alimentazione.
Nel 1958 nascono l'Istituto nazionale della nutrizione, gli Ispettorati compartimentali dell'alimentazione e gli Ispettorati provinciali dell'alimentazione.
Nel 1972 sono trasferite alle Regioni a statuto ordinario le funzioni amministrative statali in materia di agricoltura, foreste, caccia e pesca. La gestione dell'alimentazione rimane sotto il controllo pubblico, passando però quale funzione delegata alle Regioni nel 1977, mediante l'istituzione di un ufficio con DPR 24 luglio 1977, n. 617.
La Sezione provinciale dell'alimentazione svolgeva un ruolo di controllo degli approvvigionamenti e della distribuzione delle derrate in ambito provinciale, a seguito di un ripristinato regime vincolativo del settore alimentare.
Dell'archivio della Sezione Provinciale dell'Alimentazione (Sepral) si conservano solamente dei registri delle deliberazioni del Collegio amministrativo e del Collegio sindacale, a partire dal 1946.
Consistenza dell’archivio: registri 6
Estremi cronologici: 1946-1965
>> Archivi aggregati conservati in Archivio storico provinciale – Ispettorato Provinciale dell'Alimentazione - Azienda di Stato per gli Interventi nel Mercato Agricolo (AIMA)
L'istituzione degli Ispettorati provinciali dell'alimentazione fu sancita dalla legge n. 199 del 6 marzo 1958 in virtù della quale nacquero contemporaneamente anche gli Ispettorati compartimentali dell'alimentazione con competenza regionale o interregionale. Tale legge attribuiva al Ministero dell'agricoltura e delle foreste la gestione della materia alimentare. Gli ispettorati provinciali dell'alimentazione subentravano alle preesistenti Sezioni provinciali dell'alimentazione.
L'Ispettorato provinciale dell'alimentazione aveva competenze nell'ambito del servizio economico-statistico (indagini e statistiche di prezzi e consumi dei principali generi alimentari), sovrintendeva al controllo dei prezzi vincolati di pane, latte e zucchero, gestiva l'erogazione dei contributi europei destinati agli olivicoltori e agli agricoltori per l'integrazione del prezzo di olio e grano
I pagamenti, ai sensi del decreto legge n. 912 del 9 novembre 1966, erano, invece, effettuati dall'Azienda di Stato per gli interventi nel mercato agricolo, in sigla A.I.M.A.
Ai sensi del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616 fu stabilito che le competenze degli Ispettorati dell'alimentazione passassero alle Regioni.
La documentazione consiste esclusivamente in registri di protocollo della corrispondenza.
Consistenza dell’archivio: registri 63
Estremi cronologici: 1946-1970
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